Operazione pene curvo: una scelta su cui riflettere
Come abbiamo visto nell’articolo: “Pene curvo: cause acquisite e congenite” il pene curvo è una patologia che colpisce buona parte della popolazione maschile. A causa della sua frequenza, l’operazione pene curvo è diventata una prassi molto richiesta e comune. Una condizione anatomica anomala che si manifesta con la crescita asimmetrica dei corpi cavernosi del pene. Oggi questa malattia è affrontata con diversi approcci, che cambiano in base a diversi fattori. Si va dai trattamenti farmacologici ad interventi chirurgici veri e propri. La decisione di optare per una soluzione, piuttosto che un’altra, è demandata all’urologo o all’andrologo che sceglierà in base alla posizione dell’ammasso fibrotico, ai vari sintomi manifestati dal paziente e ad eventuali precedenti terapie ed interventi non andati a buon fine.
Pene curvo: formazione del tessuto fibroso-cicatriziale
Il pene curvo si manifesta quindi come una placca fibrotica all’interno dei corpi cavernosi del pene. I corpi cavernosi sono gli elementi attraverso i quali scorre il sangue che porta all’erezione del membro, gonfiandone le cavità. Invece in presenza di un ammasso fibrotico cicatriziale che preme con pressione sulle cavità, il sangue non riesce a fluire correttamente all’interno dei corpi cavernosi e non riesce di conseguenza a gonfiarne le pareti. Il risultato che ne consegue è la mancata erezione, oppure un’erezione molto dolorosa, o ancora un’erezione precaria (che non resiste fino al compimento di un atto sessuale soddisfacente).
La malattia del pene curvo si può manifestare all’improvviso, oppure progressivamente. Oltre ad essere inizialmente dolorosa, la reazione cicatriziale determina anche un effetto di retrazione e deformazione di vario grado. Quando poi la curvatura supera i 30°, la situazione diventa critica e porta a moltissime gravi conseguenze.
Operazione pene curvo: intervento di Nesbit
Esistono vari approcci chirurgici per risolvere questo problema. Uno di questi prende il nome dal chirurgo che per primo, nel 1965, ideò il procedimento. Si tratta di una pratica molto invasiva che, in alcuni casi, può comportare la diminuzione della lunghezza del pene.
Questa operazione pene curvo consiste nell’eseguire un’incisione circolare del pene, sotto al prepuzio, che porta a scoprire i corpi cavernosi e il relativo ammasso fibroso-cicatriziale. In questa patologia il pene tende ad avere un lato più lungo, quello convesso, ed uno più corto, quello concavo. Eseguita l’incisione, per raddrizzare il pene, è asportata una losanga di albuginea dal lato più lungo. In questo modo i due lati torneranno ad avere la medesima lunghezza.
La tecnica tradizionale di Nesbit porta, in alcuni casi, alla riduzione delle dimensioni del pene. quindi, nel corso del tempo, sono state messe a punto delle varianti. Una di queste, chiamata corporoplastica di raddrizzamento “ a lembi sovrapposti”, prevede che la tunica albuginea non venga asportata, ma solamente sovrapposta, così da non doverne asportare in quantità eccessiva.
Triplo intervento di incisione-excisione-trapianto
L’operazione pene curvo è comunque un intervento sempre invasivo se eseguito chirurgicamente. Nel caso poi del triplo intervento di incisione-excisione-trapianto si tratta di un’operazione veramente molto complessa a cui si ricorre solo quando l’incurvamento è decisamente estremo.
Anche in questo caso è praticata un’incisione, stavolta all’altezza dell’ammasso fibrotico. Successivamente all’incisione la placca è asportata ed è trapiantata una “patch”. La patch altro non è che una sorta di “toppa” il cui unico scopo è quello di riuscire a conferire nuovamente elasticità al pene. La toppa è inserita nell’esatta punto in cui prima si trovava la placca.
In definitiva si tratta di una tecnica particolarmente efficace, ma è molto complessa e porta a tante conseguenze, alcune delle quali, in alcuni casi, anche molto gravi.
Operazione pene curvo: impianto di una protesi peniena
Ultimo approccio, ma non per importanza, alla cura del pene curvo. Rispetto alle precedenti soluzioni chirurgiche, è una pratica meno invasiva. Per questo motivo è anche una di quelle maggiormente e più comunemente praticata.
Esistono due diversi impianti penieni:
- semirigidi gonfiabili
- gonfiabili
Le protesi peniene semirigide non gonfiabili lasciano il fallo in una posizione sempre semirigida, ma non per questo facilmente mascherabile. Durante l’intervento il pene viene raddrizzato e successivamente la protesi aiuta il membro in fase di erezione.
Le seconde invece, cioè le protesi peniene gonfiabili sono dei piccoli elementi impiantati direttamente nei corpi cavernosi del pene. Quando è necessario, su richiesta, uno specifico liquido contenuto in un apposito serbatoio, fluisce all’interno delle protesi che sollecitano i corpi cavernosi a gonfiarsi. In questo modo il pene è aiutato a sollevarsi in posizione eretta. Al termine della prestazione, con l’ausilio di un’apposita pompa installata vicino allo scroto, il liquido torna a defluire all’interno del serbatoio e il pene torna in posizione di riposo.
Sia nel primo che nel secondo caso, l’operazione pene curvo è eseguita in anestesia generale, o spinale.