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CHIRURGIA UROLOGICA

Posizionamento di
Sling TOP per
l'incontinenza femminile

INTERVENTI

Posizionamento di Sfintere Artificiale AMS 800 per incontinenza urinaria post-prostatectomia

L’incontinenza urinaria, ovvero la perdita involontaria di urina, è un problema che riguarda oltre 3 milioni di italiani (il 7,8% della popolazione generale). Le donne sono maggiormente colpite rispetto al sesso maschile, a causa dei parti (che possono alterare la struttura dei tessuti circostanti la vagina), la menopausa, la predisposizione individuale e l’obesità .

Ad ogni modo, l’incontinenza compromette spesso seriamente la qualità della vita delle pazienti, in diversi ambiti: sociale, psicologico, professionale, domestico, fisico, sessuale.

Esistono diversi tipi di incontinenza, tra i quali l’incontinenza da sforzo, che si manifesta ad esempio quando si tossisce, si ride, si corre. Essa può essere trattata efficacemente grazie all’intervento chirurgico. Questa tipologia d’intervento rientra nell’ambito della chirurgia mini-invasiva per il trattamento dell’incontinenza da sforzo. Rispetto alla tradizionale tecnica chirurgica denominata T.V.T. (Tension-free trans-Vaginal Tape), la T.O.T. (Trans-Obturatorial Tape), in virtù della minore invasività chirurgica, presenta un minor rischio di danneggiamento della vescica e di emorragia. Pertanto, molti Centri stanno iniziando ad utilizzare tale tecnica chirurgica al pari della T.V.T. Secondo i dati pubblicati da diversi autori, anche italiani, tale tecnica è estremamente efficace: le percentuali di successo sono superiori al 90%, indipendentemente dal centro dove l’intervento viene eseguito. Si stanno elaborando, inoltre, informazioni rassicuranti relative ai risultati dopo 5-7 anni dall’intervento, tali da confermare l’efficacia della procedura nel tempo. La maggior parte delle pazienti riferisce la risoluzione completa del problema (assenza assoluta di incontinenza da sforzo). Una piccola parte delle pazienti riporta un significativo miglioramento della condizione tale che eventuali modeste perdite di urina, non sono più considerate causa di disagio. La percentuale dei casi nei quali l’intervento non comporta nessun significativo miglioramento è ancora in fase di studio e si aggira, comunque, intorno al 5%.
Il posizionamento di un T.O.T. prevede una serie di accertamenti clinici e strumentali, da eseguire prima del ricovero, tra cui: esami ematici, esame urine con urinocoltura, PAD test/peso dei pannolini bagnati, uretrocistoscopia, esame urodinamico completo ed eventuale ecografia dell’apparato urinario e cistouretrografia retrograda e minzionale
La durata del ricovero è di circa 72-96 ore.

Anestesia
L’intervento viene eseguito in anestesia “loco-regionale”, cioè mediante una piccola iniezione di anestetico a livello della colonna vertebrale (scientificamente definita come iniezione spinale). Questo tipo di anestesia consente di essere svegli durante l’esecuzione dell’intervento chirurgico.
L’intervento è mininvasivo.
Vengono praticate 3 incisioni, del diametro di circa 1 cm: 1 localizzata 1 cm al di sotto del meato uretrale esterno; 2 laterali rispetto alle grandi labbra. Attraverso le due incisioni laterali si riconosce il forame otturatorio, che è parte del ramo ischio-pubico, a sua volta costituente delle ossa del bacino. Attraverso queste piccole incisioni (e, in particolare, attraverso il forame otturatorio) viene posizionata, con un apposito strumento, una benderella (il “Tape”), costituita di un materiale biocompatibile (polipropilene). Questa benderella viene adagiata, senza tensione, in modo da circondare l’uretra.
Una eventuale cistoscopia di controllo, eseguita durante l’intervento, consentirà di verificare l’integrità della vescica. Inoltre, il chirurgo verificherà direttamente il sostegno effettivo dell’uretra tramite questo dispositivo (e, quindi, la continenza sotto sforzo), invitando la paziente ad eseguire dei colpi di tosse nelle fasi finali dell’intervento stesso e garantendo, in tal modo, la continenza sotto sforzo. Dopo la chiusura delle incisioni, la benderella si manterrà in sede per semplice frizione, senza fissaggio, grazie alla sua sola rugosità . Inoltre, essa manterrà la sua resistenza nel tempo pur adattandosi alle sollecitazioni dell’organismo.
La durata complessiva dell’intervento è pari a circa 45-60 minuti.
Spesso non è necessario posizionare il catetere vescicale. Qualora sia necessario, questo viene rimosso nel corso della prima giornata post-operatoria, con ripresa spontanea della minzione.

Convalescenza
dura in media circa 10 giorni.


Attività fisica
A partire dalla dimissione, si possono riprendere gradatamente le normali attività quotidiane, a condizione di evitare gli sforzi troppo violenti come alzare oggetti e buste più pesanti di 2-3 chili.
Attività sportiva ed attività sessuale
Potranno essere riprese a 4 settimane dall’intervento, e preferibilmente, dopo la visita di controllo.


La ferita
I punti delle ferite cutanee si riassorbono da soli, senza necessità di rimozione alcuna. Si può fare una doccia a partire da 7 giorni dopo l’intervento (il bagno nella vasca è permesso dopo circa 20 giorni dall’intervento). Potrebbero formarsi degli ematomi intorno al punto di passaggio degli aghi negli elementi muscolari pelvici. Tali ematomi tendono a riassorbirsi da soli con il trascorrere dei giorni.


Infezioni delle vie urinarie
Viene somministrato un trattamento antibiotico per il periodo di convalescenza, per evitare infezioni. Nel sospetto di una infezione delle vie urinarie, consigliamo di eseguire un esame completo delle urine ed una urinocoltura con antibiogramma e chiedere al Medico Curante per una eventuale terapia antibiotica appropriata.


Dolore addominale
Qualora fossero presenti, i dolori post-operatori sono minimi e facilmente controllabili con un trattamento antalgico comune.


Necessità di reintervento
Un reintervento potrebbe rendere necessario qualora si manifesti un’infezione nella sede dell’impianto protesico. Il reintervento ha lo scopo di rimuovere l’intero dispositivo.
In caso di infezione, una volta rimosso il dispositivo protesico, i tessuti verranno abbondantemente irrorati con soluzione antibiotica ed eventuali raccolte infette saranno drenate all’esterno. Non sarà assolutamente possibile impiantare un nuovo dispositivo nel corso dello stesso intervento, al fine di evitare problemi di sovrapposta infezione. Un nuovo intervento sarà possibile una volta risolta adeguatamente l’infezione.

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    Dr. Andrea Cocci

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    La scelta di dedicare la mia vita professionale all’urologia ed in particolare alla chirurgia andrologica e ricostruttiva è frutto di una profonda passione per l’anatomia, l’arte chirurgica ed in generale il processo diagnostico terapeutico che porta alla guarigione del paziente. Patologia oncologica, infertilità, disfunzione erettile, malattie del pene o semplicemente disturbi prostatici affliggono irrimediabilmente non solo l’individuo ma anche la dimensione di coppia.

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    Ho piena convinzione che ascoltare il paziente, carpirne i bisogni, valutarne le aspettative sia l’unico modo di instaurare un programma terapeutico di successo e soddisfazione sia per il medico che per il paziente.