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CHIRURGIA UROLOGICA

Posizionamento di
Sling Advance per
l'incontinenza maschile

INTERVENTI

Posizionamento di Sling Advance per incontinenza maschile

L’incontinenza urinaria, ovvero la perdita involontaria di urina, è un problema che riguarda il 2% circa dei pazienti che vengono sottoposti ad interventi chirurgici in sede prostatica. L’incontinenza urinaria viene di solito caratterizzata sulla base della sua gravità e, di conseguenza, alla luce della compromissione della qualità di vita del paziente. Si parte dalla definizione di una lieve incontinenza, sino ad arrivare ad una grave incontinenza urinaria.
Ad ogni modo, essa inficia seriamente la qualità di vita dei pazienti in diversi ambiti: sociale, psicologico, professionale, domestico, fisico, sessuale, ma può essere trattata efficacemente grazie all’intervento chirurgico.
Il dispositivo “AdVance®” rappresenta una strumento innovativo nel trattamento della incontinenza urinaria e, in quanto tale, è oggetto di numerosi studi condotti in alcuni importanti Centri. Dai primi risultati riportati in letteratura, “AdVance®”consente il recupero completo della continenza nella maggior parte dei casi a partire sin dall’immediato decorso post-operatorio; i rimanenti casi riportano comunque un significativo miglioramento della continenza urinaria, con un conseguente miglioramento della qualità globale di vita.
Il trattamento alternativo, rappresentato dall’utilizzo cronico e quotidiano di ausili esterni (pannoloni, sistemi di raccolta, profilattici) non garantisce sicuramente una buona qualità di vita.

Indicazioni al posizionamento di AdVance®: Incontinenza urinaria lieve o moderata entità (perdite urinarie di entità inferiore a <300 ml/die oppure numero di presidi utilizzati quotidianamente compreso tra 1 e 5), dovuta a deficit funzionale del muscolo sfintere dell’uretra.
Il posizionamento del dispositivo Advance prevede una serie di accertamenti clinici e strumentali, da eseguire prima del ricovero, tra cui esami ematici, esame urine con urinocoltura, PAD test/peso dei pannolini bagnati, uretrocistoscopia, esame urodinamico completo ed eventuale ecografia dell’apparato urinario e cistouretrografia retrograda e minzionale.

Normalmente, il muscolo sfintere striato dell’uretra, ovvero il muscolo preposto al controllo della minzione, esercita una doppia funzione: quando si contrae chiude l’uretra e trattiene l’urina in vescica; quando si rilascia, apre l’uretra e consente la minzione.
Se questo muscolo non funziona adeguatamente, come talora accade dopo interventi chirurgici eseguiti in sede prostatica, si verifica la perdita incontrollata di urina.
L”AdVance®” o “sling” uretrale, è costituito da una rete di sospensione in materiale biocompatibile (il prolene) che viene impiantato all’interno del corpo, senza lasciare alcuna traccia di sé all’esterno.
Una volta posizionato, lo sling rappresenta una sorta di piano d’appoggio contro il quale l’uretra viene compressa durante uno sforzo, impedendo, in tal modo, la fuoriuscita di urina anche (e soprattutto) durante le attività che richiedono uno sforzo fisico (sollevamento di oggetti pesanti, esercizio fisico) oppure, ad esempio, durante un accesso di tosse.

Lo sling è autofunzionante.

L’intervento è mininvasivo. Per consentire il posizionamento dello sling, vengono eseguite tre incisioni cutanee:


– Una incisione (della lunghezza di qualche centimetro) lungo la linea mediana, nel perineo, ovvero nella zona immediatamente localizzata al di sotto dello scroto.


– Due incisioni laterali (della lunghezza inferiore a 0.5 cm), localizzate lateralmente rispetto allo scroto, in vicinanza delle pieghe inguino-scrotali. Attraverso le due incisioni laterali si riconosce il forame otturatorio, che è parte del ramo ischio-pubico, a sua volta costituente delle ossa del bacino.

Attraverso queste piccole incisioni (e, in particolare, attraverso il forame otturatorio) e attraverso l’ausilio di un apposito strumento viene posizionato lo sling, in modo che circondi l’uretra, senza essere posto in tensione.
La durata complessiva dell’intervento è di circa 60 minuti.
È necessario posizionare il catetere vescicale, che viene rimosso nel corso della prima giornata post-operatoria, con ripresa spontanea della minzione.

Convalescenza
Dura in media 10 giorni. A partire dalla dimissione, si possono riprendere gradatamente le normali attività quotidiane, a condizione di evitare gli sforzi troppo violenti o il sollevamento di oggetti il cui peso sia superiore a 2-3 chili. È opportuno, inoltre, evitare bagni al mare e l’utilizzo di bicicletta e/o moto per almeno 2 mesi.


Autocateterismi vescicali
Per garantire un buon svuotamento della vescica, bisogna eseguire degli autocateterismi quotidiani. La manovra, eseguita sterilmente, consiste nell’inserire un piccolo catetere in vescica attraverso il meato uretrale esterno e nello svuotare la vescica stessa. Sarà il personale medico ed infermieristico a spiegare la corretta modalità di esecuzione. Tale manovra dovrà essere eseguita 1 volta al giorno per i primi 7 giorni dalla dimissione, successivamente dovrà essere eseguita 1 volta al giorno per 10 giorni, ma a giorni alterni.
La corretta esecuzione degli autocateterismi è di fondamentale importanza per l’esito finale dell’intervento.


Attività sportiva ed attività sessuale
Potranno essere riprese entrambe gradualmente, e comunque, sempre dopo averne discusso con l’Urologo.


La ferita
I punti della ferita perineale si riassorbiranno da soli, nell’arco di circa 15-20 giorni, senza necessità di alcuna rimozione meccanica. Si raccomanda solo una accurata igiene e disinfezione locale quotidiana. Si può fare una doccia a partire da 10 giorni dopo l’intervento (il bagno nella vasca è permesso, di solito, dopo circa 20 giorni dall’intervento).
È molto importante la disinfezione quotidiana della ferita per almeno 20 giorni dopo l’intervento. Infatti, considerata la sede della ferita, esiste un rischio non trascurabile che si infetti.
Le due piccole ferite in sede inguinale laterale guariranno spontaneamente in circa 10 giorni.


Infezioni delle vie urinarie
Al fine di evitarle, verrà somministrato un trattamento antibiotico per il periodo di convalescenza. Nel sospetto di una infezione delle vie urinarie, si consiglia di eseguire un esame completo delle urine ed una urinocoltura con antibiogramma e chiedere al Medico Curante per una eventuale terapia antibiotica appropriata.


Dolore perineale
Normalmente, i dolori post-operatori sono minimi, legati alla ferita cutanea, e facilmente controllabili con un trattamento antalgico comune.
Il posizionamento dell’AdVance® non pregiudica eventualmente la possibilità di attuare altre opzioni chirurgiche per il trattamento dell’incontinenza urinaria, qualora non si rivelasse efficace.
Ad ogni modo, in caso di ricovero ospedaliero, per qualunque motivazione, fate presente al personale sanitario che siete portatori di un AdVance®, soprattutto in previsione di manovre di cateterizzazione uretrale.

Necessità di reintervento
Un reintervento potrebbe rendere necessario qualora si manifesti un’infezione nella sede dell’impianto protesico. Il reintervento ha lo scopo di rimuovere l’intero dispositivo.
In caso di infezione, una volta rimosso il dispositivo protesico, i tessuti verranno abbondantemente irrorati con soluzione antibiotica ed eventuali raccolte infette saranno drenate all’esterno. Non sarà assolutamente possibile impiantare un nuovo dispositivo nel corso dello stesso intervento, al fine di evitare problemi di sovrapposta infezione. Un nuovo intervento sarà possibile una volta risolta adeguatamente l’infezione.

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    Dr. Andrea Cocci

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    La scelta di dedicare la mia vita professionale all’urologia ed in particolare alla chirurgia andrologica e ricostruttiva è frutto di una profonda passione per l’anatomia, l’arte chirurgica ed in generale il processo diagnostico terapeutico che porta alla guarigione del paziente. Patologia oncologica, infertilità, disfunzione erettile, malattie del pene o semplicemente disturbi prostatici affliggono irrimediabilmente non solo l’individuo ma anche la dimensione di coppia.

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    Ho piena convinzione che ascoltare il paziente, carpirne i bisogni, valutarne le aspettative sia l’unico modo di instaurare un programma terapeutico di successo e soddisfazione sia per il medico che per il paziente.