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CHIRURGIA UROLOGICA

Asportazione endoscopica
di tumore della vescica
(TURV)

INTERVENTI

Asportazione Endoscopica di Tumore della Vescica (TURV)

L’identificazione di una neoplasia vescicale comporta la necessità di un intervento di resezione endoscopica trans-uretrale 

(cioè attraverso l’uretra).

Dopo l’anestesia, il paziente viene posto in posizione litotomica con il perineo perpendicolare al piano del tavolo. Si introduce quindi in vescica sotto visione diretta un resettore, per asportare la lesione tumorale.
Una volta terminata la resezione e completata l’emostasi il tessuto resecato viene estratto dalla vescica ed inviato presso il reparto di Anatomia Patologica per l’esame istologico.
Viene quindi posizionato un catetere vescicale (che verrà rimosso successivamente in base alle indicazioni fornite dall’operatore, generalmente entro 4-5 giorni). Sempre a discrezione dell’operatore potrà essere eseguita una instillazione endovescicale di una sostanza chemioterapica, che possa agire immediatamente sulla mucosa vescicale in maniera tale da ridurre il rischio di recidiva della malattia tumorale e da ridurre la necessità di successive instillazioni endovescicali in regime ambulatoriale.

Come qualsiasi intervento chirurgico, anche la resezione endoscopica di neoplasia vescicale (TURV) è associata, anche se in percentuale limitata, a complicanze. Le complicanze più frequenti si osservano durante l’intervento stesso. Tra queste si annoverano il riscontro di patologie non diagnosticate in precedenza quali la stenosi del meato uretrale esterno e/o la stenosi dell’uretra. Queste patologie, di natura benigna, richiedono spesso un trattamento aggiuntivo immediato, non precedentemente previsto in quanto possono impedire l’esecuzione dell’intervento stesso di TURV, impedendo l’accesso alla vescica. La necessità di manovre aggiuntive può prolungare l’intervento e/o la convalescenza post-operatoria. In alcuni rari casi (1%), durante l’intervento chirurgico si osserva una perforazione della parete vescicale con stravaso di liquido di lavaggio o urina in cavità addominale. Nella quasi totalità dei casi di perforazione si opta per una terapia conservativa che prevede il mantenimento del catetere vescicale e la somministrazione di farmaci diuretici. In rarissimi casi si rende necessario il drenaggio percutaneo o chirurgico del liquido stravasato e la contemporanea riparazione chirurgica della soluzione di continuo della parete vescicale. Nel periodo post-operatorio la complicanza più frequente è il sanguinamento. Dopo intervento di TURV, la presenza di una modesta quantità di sangue nelle urine (ematuria) è normale ed è dovuta all’intervento stesso che prevede la rimozione della neoformazione vescicale. In alcuni pazienti, la presenza di ematuria è maggiore per cui è necessario mantenere il catetere vescicale con un lavaggio continuo della vescica. Tuttavia, in alcuni rarissimi casi la profusione di sangue è eccessiva e si rende necessaria una revisione endoscopica, ovvero un nuovo intervento chirurgico, sempre attraverso l’uretra, mirato ad arrestare la fonte di sanguinamento. Il sanguinamento può avvenire anche a distanza di circa 10-15 giorni dall’intervento, tipicamente per la caduta delle escare interne. Nella maggioranza dei casi, si assiste unicamente alla ricomparsa dell’ematuria (sangue nelle urine) per alcuni giorni, senza ulteriori problemi. In alcuni rari casi i coaguli possono ostruire la fuoriuscita dell’urina, rendendo necessario il riposizionamento del catetere vescicale ed eventualmente di un lavaggio vescicale.

A partire da alcune ore successive all’intervento, in caso di anestesia spinale, il paziente riprende a bere e ad alimentarsi in modo graduale. In caso di sedazione profonda o di anestesia generale, sarà̀ discrezione dell’anestesista stabilire quando il paziente potrà̀ riprendere l’assunzione di liquidi e solidi.
Il paziente viene fatto alzare dal letto già̀ in prima giornata e, compatibilmente con la naturale ripresa delle sue energie, viene mobilizzato in misura sempre maggiore. E’ bene che il paziente, non appena possibile, inizi a passeggiare nel corridoio per favorire la ripresa della normale circolazione, per evitare la formazione di trombi nelle vene degli arti inferiori e per facilitare la ripresa dell’attività̀ intestinale.
La profilassi antibiotica, somministrata prima dell’inizio dell’intervento chirurgico (per prevenire le infezioni) insieme alla gastroprotezione, viene prolungata solo se ritenuto necessario.
La profilassi della patologia tromboembolica con eparina a basso peso molecolare viene attuata a partire dalla sera dell’intervento e successivamente da 6-12 ore dopo la sua conclusione, prolungando la sua somministrazione per alcuni giorni, sulla base dell’intervento e delle caratteristiche del paziente.
Il catetere vescicale, che viene posizionato durante l’intervento, viene mantenuto in sede per un periodo di solito variabile da 1 fino a 3 giorni (raramente più̀ a lungo), a giudizio dell’operatore.

Alimentazione
– Si può riprendere gradatamente la dieta abituale;
– è bene bere circa due litri di acqua al giorno fino a che le urine non mostrino più̀ tracce di sangue.
– Evitare il consumo di alcolici, caffè e cibi speziati e piccanti potenzialmente irritanti per almeno 7 giorni
– È particolarmente importante variare la dieta arricchendola di frutta cotta e di frutta fresca – tipo kiwi – e verdura, minestroni con olio crudo, budini, yogurt, gelati e ancora bere abbondantemente al fine di facilitare la ripresa dell’attività̀ intestinale.

Attività̀ fisica
Dopo la dimissione dall’Ospedale si può riprendere gradatamente e con buon senso l’attività̀ fisica. Si devono però evitare sforzi eccessivi, come ad esempio sollevare oggetti pesanti o eseguire esercizi intensi (ginnastica, golf, tennis, corsa), nel corso delle prime 4 settimane che seguono l’intervento. È anche importante evitare gli sport da sella (bicicletta, motocicli, equitazione) durante le prime 4-8 settimane.
Dopo 4 settimane dall’intervento, si possono riprendere praticamente tutte le attività̀ svolte prima dell’operazione, posticipando i soli sport da sella.


Infezioni delle vie urinarie
Avvengono di rado. Si possono manifestare in svariati modi (bruciore durante o dopo la minzione, urine torbide e maleodoranti, febbre, etc.). Si consiglia in questo caso di eseguire un esame completo delle urine ed una urinocoltura con antibiogramma, di bere abbondantemente e urinare spesso, e di rivolgersi al Medico curante per una eventuale terapia antibiotica appropriata.


Sangue nelle urine
Può̀ manifestarsi a causa di piccole lesioni causate dal catetere, o dalla lisi di vecchi coaguli che erano presenti in vescica. Le urine possono rimanere rosate per 15-20 giorni dopo la rimozione del catetere. Una abbondante idratazione (bevendo almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno) può aiutare a rendere le urine chiare. Raramente può̀ accadere che il paziente non riesca ad urinare per la presenza di coaguli vescicali che impediscano la fuoriuscita dell’urina, in questo caso è importante che si rechi nel Pronto Soccorso più vicino.

L’esame istologico definitivo definisce l’esatta natura della patologia tumorale endovescicale e soprattutto fornisce precise informazioni riguardo alla sua estensione in profondità̀ all’interno della vescica. In base a questa estensione la neoplasia vescicale viene definita come superficiale oppure infiltrante, a seconda che coinvolga semplicemente gli strati più̀ interni (tessuto connettivo) o più̀ esterni (tessuto muscolare o tonaca sierosa).
Le neoplasie vescicali superficiali e meno aggressive non necessitano di alcuna terapia aggiuntiva, ma solamente di una vigile sorveglianza mediante controllo periodico cistoscopico e di imaging (in genere ecografico).
In alcuni casi di neoplasia vescicale superficiale più aggressiva potrebbe essere indicato un ciclo di instillazioni periodiche endovescicali di un farmaco ad azione chemioterapica o immunoterapia (BCG). Il ciclo di instillazioni endovescicali ha una durata minima di 6 settimane e può̀ arrivare a durare nel complesso 3 anni. La decisione di eseguire o meno le indicazioni endovescicali è a carico dello specialista Urologo di riferimento e viene generalmente presa in base all’esito dell’esame istologico relativo alla neoplasia asportata. È a volte indicato eseguire una instillazione endovescicale di un chemioterapico nelle prime 24 ore seguenti l’intervento di TURV.
Può̀ succedere anche che, dopo un primo intervento chirurgico endoscopico, il paziente possa essere candidato ad un secondo intervento chirurgico endoscopico sulla vescica (TURV 2° look, ovvero “seconda resezione”) per una bonifica più̀ completa di quest’ultima, sia in un periodo di tempo immediatamente successivo rispetto al primo intervento (dopo 4-6 settimane) oppure dopo un primo ciclo di instillazioni endovescicali.
Nei casi più gravi di neoplasia infiltrante la parete muscolare, le attuali linee guida europee raccomandano un intervento demolitivo di asportazione dell’intera vescica (cistectomia) con creazione di derivazioni urinarie necessarie al fine di espellere l’urina all’esterno. La scelta di procedere con la cistectomia e della tipologia di derivazione urinaria più adatta deve sempre nascere da un approfondito colloquio tra paziente e Urologo di riferimento.

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    La scelta di dedicare la mia vita professionale all’urologia ed in particolare alla chirurgia andrologica e ricostruttiva è frutto di una profonda passione per l’anatomia, l’arte chirurgica ed in generale il processo diagnostico terapeutico che porta alla guarigione del paziente. Patologia oncologica, infertilità, disfunzione erettile, malattie del pene o semplicemente disturbi prostatici affliggono irrimediabilmente non solo l’individuo ma anche la dimensione di coppia.

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    Ho piena convinzione che ascoltare il paziente, carpirne i bisogni, valutarne le aspettative sia l’unico modo di instaurare un programma terapeutico di successo e soddisfazione sia per il medico che per il paziente.