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CHIRURGIA ANDROLOGICA

Impianto di protesi peniena
per disfunzione erettile

INTERVENTI

Impianto di protesi peniena per Disfunzione Erettile

La protesi peniena è un dispositivo medico che viene impiantato chirurgicamente nei soggetti affetti da grave deficit erettile. Quest’operazione, infatti, viene considerata l’ultima soluzione in pazienti che non rispondono in modo soddisfacente a farmaci assunti per via orale (iPDE5) o iniettati per via intracavernosa o che abbiano una controindicazione assoluta all’assunzione di detti farmaci o non vogliano ricorrere a terapie medico-fisiche (anche tipo vacuum device).

La protesi permette al paziente di ripristinare un’attività sessuale penetrativa soddisfacente. Al contrario, essa non ripristina l’eiaculazione o l’orgasmo se precedentemente compromessi, non allunga il pene, non aumenta il desiderio sessuale. Inoltre, l’erezione è limitata ai soli corpi cavernosi e non interessa il glande; pertanto, sarà presente la sensazione di “glande freddo” avvertibile dal paziente e dalla partner.


Le differenti tipologie di protesi:

– Idraulica tricomponente
– Idraulica bicomponente
– Malleabile monocomponente o semirigida
– Soffice
– Rigidità differenziata (spectra)

La scelta del dispositivo è concordata dal medico impiantatore con il paziente tenendo conto di:

a) Aspettative del paziente
b) Età
c) Compliance del paziente (accettazione ed abilità del paziente all’attivazione del dispositivo) e coinvolgimento della partner
d) Severità della disfunzione erettile
e) Malformazioni del pene eventualmente associate
f) Condizioni generali (malattie associate quali diabete, ipertensione, neoplasia e cardiopatia)


PROTESI IDRAULICA

L’intervento protesico più frequentemente eseguito prevede l’impianto di protesi tricomponenti.
Questo dispositivo è composto da due cilindri di silicone o altro materiale biocompatibile che vengono inseriti nei corpi cavernosi, un serbatoio che contiene il liquido necessario a riempire i cilindri presenti nei corpi cavernosi ed una pompa di attivazione posizionata nello scroto, per il trasferimento del liquido di gonfiaggio dal serbatoio ai cilindri nei corpi cavernosi stessi. I cilindri, la pompa e il serbatoio sono tra loro connessi mediante sottili tubi di raccordo. 

La protesi idraulica bicomponente, diversamente da quella tricomponente, è costituita da cilindri connessi con tubi di raccordo alla pompa che funge anche da serbatoio. La protesi pertanto si caratterizza per un maggiore ingombro volumetrico della pompa, per una minore capacità di riempimento e distensione dei corpi cavernosi, e per una minore rigidità.

 

L’anestesia è generale e/o periferica. Viene posizionato un catetere vescicale. L’accesso è unico penoscrotale oppure infrapubico, poco al di sopra della radice dell’asta. Vengono innanzitutto incisi i corpi cavernosi e dilatati con l’ausilio di dilatatori progressivi, il tutto al fine di posizionare due cilindri espansibili a livello dei corpi cavernosi del pene. Viene poi preparato lo spazio scrotale per l’inserimento della pompa. Il serbatoio viene inserito nello spazio a lato della vescica extraperitoneale. In caso di impossibilità a posizionare il serbatoio in tale spazio, viene collocato in sede diversa, direttamente nel peritoneo con incisione nella
parte inferiore della parete addominale oppure in sede retroperitoneale con incisione più alta e laterale.

L’intervento solitamente ha una durata massima di 3 ore. Viene posizionato un catetere vescicale per 24-48 ore ed un drenaggio delle tonache dartoiche, che però non sempre è necessario.

L’intervento non è scevro da complicanze, più o meno rare, tra cui:
– Ematoma/soffusione ecchimotica peno scrotale.
– Lesione e/o rottura dell’uretra con necessità di ricorrere a posizionamento di epicistostomia e riparazione della stessa uretra in tempi chirurgici diversi.
– Perforazione dei corpi cavernosi.
– Rigetto della protesi con fibrosclerosi e fibromatosi cicatriziale dei corpi cavernosi per infezione o intolleranza soggettiva, necrosi del glande.
– Possibili deformità peniene o incurvamento del glande (effetto concord).
– Sintomatologia dolorosa anche tale da non permettere il rapporto.
– Scarsa sensibilità del glande in percentuale significativa.
– Dolore scrotale anche in caso di corretto posizionamento del device (pompa scrotale).
– Malfunzionamento del sistema protesico (possibile estrusione della pompa scrotale).


PROTESI NON IDRAULICA

La protesi semirigida è costituita da un’anima metallica rivestita da un involucro esterno in silicone. 

L’effetto estetico è diverso rispetto alla protesi idraulica, in quanto il pene è costantemente in semierezione.

La protesi soffice è un cilindro di puro silicone morbido indicata nei casi di DE incompleta in cui è presente un’erezione residua.

Nel caso di impianto di protesi semirigida o soffice le complicanze possono essere:


– ematoma penieno;
– lesione dell’uretra con perforazione della stessa e epicistostomia temporanea;
– perforazione durante la dilatazione dei corpi cavernosi con riparazione degli stessi qualora possibile
– Infezione
– rigetto o estrusione della protesi anche a distanza;
– dolore nei rapporti fino alla assoluta impossibilità ad averne, con possibilità di rimozione della stessa protesi;
– necrosi del glande;
– ridotta sensibilità del glande fino all’anorgasmia.

CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA

Protesi peniena monocomponente in falloplastica addominale

Nel link è illustrato la nuova protesi peniena specificatamente studiata per i pazienti portatoli di falloplastica post conversione gino-androide

Per approfondimenti:

Diagnosi e terapie dell’impotenza

Disfunzione Erettile UPsalute Channel

Quale protesi peniena scegliere?

Post operatorio dopo protesi peniena per disfunzione erettile.

Come utilizzare (attivare e disattivare) la protesi peniena?

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    Dr. Andrea Cocci

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