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Chirurgia Andrologica

CHIRURGIA

Andrologica

L’esperienza chirurgica del Dott. Andrea Cocci è frutto della formazione con grandi maestri dell’urologia ed andrologia nazionale ed internazionale.  La guida costante del Prof. Giulio Nicita, Prof. Marco Carini e Prof. Sergio Serni lo hanno formato nella chirurgia uro-oncologica durante il suo percorso di formazione specialistica presso l’Università degli Studi di Firenze. Sotto la guida del Prof. Hashim Hashim e Prof. Marcus Drake ha approfondito la chirurgia uro-ginecologica in particolare nel trattamento dei prolassi e dell’incontinenza. Successivamente ha intrapreso un anno di surgical fellow presso l’University London College insieme al Prof. David Ralph nell’apprendimento della chirurgia andrologica.
Ha intrapreso il prestigioso “curriculum robotico” presso la Orsi Accademy tutorato dal Prof. Alexandre Mottrie e nel trattamento dei tumori dell’alta via escretrice tramite corso alla Fundación Puigvert sotto la guida del Prof. Alberto Breda.
Ha profonda conoscenza della chirurgica del transessualismo e della riassegnazione chirurgica delle caratteristiche sessuali acquisite sotto la guida del Dr. Nim Christopher.
Ha approfondito la chirurgia dell’ipertrofia prostatica tramite un’ampia casistica nell’utilizzo delle nuove tecniche di chirurgia laser.
È referente della chirurgia peniena in particolare nella correzione dell’incurvamento penieno.  Ha introdotto insieme al Dr. Nicola Mondaini l’utilizzo dei cutter enzimatici in Italia per la cura del pene curvo.

Domande frequenti (FAQ)

La dura è solitamente tra 20 e i 30 minuti, se viene utilizzata la tecnica chirurgica mini-invasiva, con accesso sovrapubico.

I punti applicati devono essere rimossi dopo 7 / 10 giorni dalla procedura. In quel momento ti verranno date le istruzioni successive. Non appena il paziente è in grado di utilizzare completamente il dispositivo senza fastidi, poò cominciare l’attività sessuale (da 6 a 8 settimane).

La protesi normalmente dura 15 anni, in media, ma si registra una durata fino a 18-20 anni. La protesi include una garanzia a vita per sostituzione.

La sensibilità rimane invariata. Il paziente ha le stesse sensazioni che aveva prima della procedura, il che significa che avrà anche un orgasmo normale.

Dipende dalle condizioni generali del paziente. E’ consigliabile comunque una notte di pernottamento.

La preferenza è sull’anestesia spinale, dal momento che quest’ultima comporta un sollievo prolungato dal dolore dopo ilanche dopo l’intervento. È anche molto sicura e di facile esecuzione per l’anestesista. Tuttavia, questo intervento può anche essere eseguito in anestesia totale o epidurale. La decisione è lasciata all’anestesista ed al paziente.
Il corpo non rigetta il dispositivo a meno che non sia infetto. Il rischio di infezione è molto basso ( soltanto 1%). Se infettato, il dispositivo deve essere completamente rimosso, il paziente dovrà assumere antibiotici. Il dispositivo sarà sostituito con un altro impianto rigido temporaneo.
La circoncisione non è necessaria, anzi è sconsigliata. Bisogna fare solo ciò che è strettamente necessario e indicato. Meno, è meglio nel caso di interventi al pene.
Gli impianti rigidi hanno raggiunto la massima diffusione negli anni ’70 prima dell’introduzione di dispositivi gonfiabili. Rimangono l’impianto preferito presso urologi che eseguono un numero molto limitato di protesi all’anno. Le protesi semi-rigide presentano diversi inconvenienti che non riguardano invece le protesi gonfiabili. Gli impianti semi-rigidi possono dare luogo a erezioni meno che ottimali, inoltre, il pene tende a ruotare. Tali impianti comportano anche un pene difficilmente flaccido che può essere difficile da nascondere. Poiché il dispositivo non è flessibile come una pompa gonfiabile, è necessario un taglio più ampio sul pene per inserirlo, e con esso la possibilità di emorragie, ematomi, infezioni, e l’area di intorpidimento è maggiore. Il dolore e il disagio provocati dall’intervento sono molto più pronunciati con un dispositivo rigido che con uno gonfiabile. Il dolore dura molto più a lungo, da 4 a 6 settimane dopo la procedura. Infine, le protesi rigide hanno più probabilità di estrudere attraverso la pelle diversi anni più tardi, dal momento che sono sempre dure e pertanto esercitano una pressione costante sul glande. Col tempo, la carne del glande oltre la punta del dispositivo diventa più sottile e perde sensibilità. Il Prof. Antonini preferisce riservare l’utilizzo di questo dispositivo a pazienti che non sono in grado di azionare la pompa, sia per via di grave artrite o disturbi neurologici, o per chi si sottopone a revisione in caso di infezione, per fungere da stent temporaneo allo scopo di mantenere la lunghezza e circonferenza del pene. Un pene con un impianto gonfiabile ha un aspetto e una sensibilità normali, mentre un pene con una protesi peniena rigida ha un aspetto e una sensibilità anormali.
In generale sarai in grado di svolgere qualunque attività fisica senza alcuna limitazione. Ovviamente, si consigliano alcune precauzioni come con qualsiasi altra procedura. Se si tratta di ciclismo il paziente dovrà sostituire il sellino della bicicletta con uno più ampio, con un incavo nel mezzo. Il nuoto non costituisce alcun problema.
Erezione, orgasmo ed eiaculazione sono tre funzioni indipendenti tra loro. Gli uomini che sono impotenti per cause vascolari continuano ad avere orgasmo ed eiaculazione a pene flaccido. Pertanto, il recupero dell’erezione con la protesi, in tali individui, permetterà a questi di continuare ad avere orgasmo ed eiaculazione. Alcuni pazienti sono diventati padri grazie alla protesi. I pazienti che soffrono di DE in seguito a prostatectomia radicale o radioterapia perdono la capacità di avere erezione ed eiaculazione. In quel caso i pazienti avranno erezione ed orgasmo ma non eiaculazione.
L’esperienza clinica mostra che è preferibile eseguire la protesi peniena per prima, seguita dell’intervento di sfintere urinario.
Gli uomini diabetici hanno meno infezioni dei non diabetici. La ragione di questo fatto è sconosciuta. Una possibile spiegazione spiegazione sarebbe che i diabetici hanno un flusso sanguigno ridotto al pene, dunque sanguinano meno durante un intervento. Una raccolta di sangue nella cavità della scroto aumenta il rischio di infezione e questo è meno probabile in pazienti con circolazione compromessa.
La sostituzione in mani esperte è molto più facile e comporta un disagio molto minore. Spetterà al chirurgo capire se il dispositivo è malfunzionante o rotto.
Il paziente si deve ripresentare da 4 a 8 settimane dopo l’intervento per imparare come attivare il dispositivo. Gli verrà insegnato per prima cosa come sgonfiare il dispositivo. Una volta che sarà riuscito, imparerà come gonfiare il dispositivo. Non è insolito per i pazienti avere bisogno di diverse visite prima di imparare ad usarlo. Una volta rimossi i punti, verrà consegnato un dvd ed una brochure sull’utilizzo del dispositivo. Il paziente dovrà guardare il video e la brochure prima della visita successiva. Non dovrà cercare di imparare ad usare il dispositivo da solo prima di consultarsi con il medico. La partner è sempre benvenuta.
Non è richiesta alcuna manutenzione.
La dimensione dell’erezione con l’impianto è quella del pene flaccido preso per il glande e stirato più possibile. Un pene con un impianto non sarà mai piccolo/corto o molle quanto un pene senza impianto.
Dopo una prostatectomia radicale, un uomo potrà avere un orgasmo senza eiaculazione. Il liquido che normalmente fuoriesce dal pene durante l’orgasmo è prodotto nella prostata e nelle vescicole seminali, organi che sono completamente rimossi durante la prostatectomia radicale. Inoltre, una vasectomia viene praticata durante la prostatectomia in modo tale che non ci siano perdite di sperma all’interno del corpo.
Il morbo di Peyronie è un termine utilizzato per descrivere la presenza di tessuto di cicatriziale nel pene. Il tessuto cicatriziale si forma a seguito di danni al tessuto erettile. La mancanza di flusso sanguigno, lesioni ai nervi erettili e traumi diretti al pene sono le più comuni cause di danneggiamento dei tessuti del pene. Questo disturbo è piuttosto comune come conseguenza del diabete. La cicatrizzazione in questa situazione è sempre permanente e irreversibile a differenza della cicatrizzazione che segue a una frattura o trauma del pene (in pazienti con normale flusso sanguigno al pene). Quindi nessun trattamento medico si è dimostrato efficace nella rimozione di tessuto cicatriziale dal pene in uomini affetti da diabete.La cicatrizzazione del pene altera la funzionalità (elasticità) e l’anatomia del pene. La raccolta di sangue durante l’erezione dipende dalla funzionalità dei tessuti e da un’anatomia intatta del pene. Qualsiasi alterazione del tessuto del pene si tradurrà in perdite venose durante l’erezione.
Quali sono i possibili rischi, effetti collaterali e complicazioni degli impianti penieni? Infezioni, erosione della protesi attraverso la cute, uretra e intestino tenue, colon, o lesioni alle arterie o alle vene degli arti inferiori, forti dolori passeggeri nella zona chirurgica e problemi meccanici dell’impianto. Un’altra conseguenza dell’impianto è una perdita della rimanente capacità erettile spontanea. I pazienti che hanno erezioni spontanee funzionali devono essere a conoscenza di questo fatto.Altri rischi di carattere generale inerenti a qualsiasi tipo di intervento chirurgico, come una cattiva reazione all’anestesia, polmonite se la procedura viene eseguita in anestesia generale, flebite, o altri pericoli derivanti da problemi di cuore preesistenti sono altre potenziali complicanze.Inoltre, si può presentare la necessità di un ulteriore intervento chirurgico in caso di complicazione o insoddisfazione dopo l’impianto iniziale.
Nel caso in cui un’infezione dovesse insorgere dopo l’inserimento della protesi, il paziente dovrà essere ricoverato in ospedale e il dispositivo rimosso completamente. Una procedura di recupero con reinserimento simultaneo ed immediato di un altro dispositivo parallelamente alla rimozione del dispositivo infetto può essere possibile o meno. Questa operazione viene eseguita al fine di evitare il restringimento e la cicatrizzazione del pene, che si verifica in seguito ad infezione della protesi peniena. Se non si riesce a identificare il tipo di batteri che causano l’infezione, il paziente avrà bisogno di 2-3 settimane di antibiotici per via intra-venosa. Se non si re-inserisce immediatamente un altro dispositivo, un secondo impianto può essere collocato in futuro. Tuttavia, oltre ad avere come conseguenza un pene molto più corto, l’intervento è molto più difficile ed a più elevato rischio di insoddisfazione del paziente. Tenuto conto del fatto che le infezioni sono rare il reimpianto dopo un’infezione deve essere eseguito solo da medici di grande esperienza e non da medici con poca o nessuna esperienza.
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    Dr. Andrea Cocci

    urologo e andrologo

    La scelta di dedicare la mia vita professionale all’urologia ed in particolare alla chirurgia andrologica e ricostruttiva è frutto di una profonda passione per l’anatomia, l’arte chirurgica ed in generale il processo diagnostico terapeutico che porta alla guarigione del paziente. Patologia oncologica, infertilità, disfunzione erettile, malattie del pene o semplicemente disturbi prostatici affliggono irrimediabilmente non solo l’individuo ma anche la dimensione di coppia.

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    Dr. Andrea Cocci
    Urologo e andrologo

    Ho piena convinzione che ascoltare il paziente, carpirne i bisogni, valutarne le aspettative sia l’unico modo di instaurare un programma terapeutico di successo e soddisfazione sia per il medico che per il paziente.