Antigene prostatico specifico: tutti i benefici del PSA
L’antigene prostatico specifico (PSA) è uno screening altamente efficace. Recentemente sono stati raccolti una serie di dati che hanno confermato l’efficienza del test se condotto ogni anno. Lo studio ha coinvolto 400.887 uomini con meno di 80 anni che sono stati sottoposti al test del PSA OMS presso il Kaiser Permanente Northern California, Paul F. Alpert, dell’ University of California Medical Center di San Francisco. La ricerca ha messo in evidenza che il test, condotto ogni 12-18 mesi, vede diminuire la mortalità per cancro alla prostata e il relativo rischio per ogni causa correlata, rispettivamente, del 64% e del 24%, tra gli uomini di età compresa tra i 55 e i 74 anni, al confronto con nessuno screening preliminare.
Anche negli uomini di età compresa tra i 70 e i 74 anni e tra i 75 e i 79 anni, con intervallo di screening tra i 12 e i 18 mesi, ha ridotto sensibilmente il rischio di mortalità. È stato infatti riscontrata una diminuzione della mortalità relativamente compresa tra il 67% e il 52%.
Antigene prostatico specifico: come si è svolta la raccolta dati
La raccolta dati è stata condotta dal dottor Alpert dell’ University of California Medical Center di San Francisco. Per la ricerca sono stati creati sei diversi gruppi, in base agli intervalli del test di antigene prostatico specifico: da 12 a 18, da 18 a 24, da 2 a 3 anni, da 4 a 9 anni e nessun test del PSA effettuato in precedenza.
I pazienti, invece, sono stati suddivisi in sette gruppi di età: più giovani di 50, da 50 a 54, da 55 a 59, da 60 a 64, da 65 a 69, da 70 a 74 e da 75 a 79. Il numero totale dei soggetti analizzati era di 400.887. Il risultato dell’analisi ha evidenziato che:
- 8542 soggetti hanno ricevuto una diagnosi comprovata da biopsia, di tumore alla prostata durante i 5 anni di studio
- Negli anni di follow up, dai 12 ai 16 anni, 770 uomini sono morti per questa patologia
- 512 sono morti per altre cause
- 260 sono rimasti in vita
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Urology, ha quindi confermato l’importanza e la validità del PSA. Il test risulta fondamentale per controllare nel tempo l’evoluzione della malattia, anche se non rappresenta un indicatore certo di tumore prostatico.
Approccio personalizzato allo screening
Il dosaggio del PSA, è un esame del sangue facile da eseguire. Utile per controllare nel tempo l’evoluzione della malattia, ma non è ancora certo che rappresenti un valido test per una diagnosi precoce di tumore alla prostata. Gli esperti e le raccolte dati, come quella eseguita dall’Università della California, concordano nell’affermare che il test dell’antigene prostatico specifico serve a controllare nel tempo i casi già trattati. Rimane in dubbio se l’analisi possa essere di qualche utilità reale per individuare la presenza di un cancro alla prostata, in fase precoce, in individui sani di una certa età.
È quindi sempre molto importante che il paziente conosca ogni aspetto del test e ne comprenda a fondo le implicazioni. Non esiste pertanto un programma di screening raccomandato. Alla luce di quanto messo in evidenza, ciascun soggetto deve soppesare con estrema cura, tutti i benefici che un test PSA potrebbe o meno portare. La valutazione deve essere fatta assieme al proprio medico curante. Nella valutazione occorre tener conto anche dell’età del soggetto. Molto spesso, infatti, l’esame è sconsigliato in assenza di sintomi evidenti. Può comunque essere preso in considerazione da chi, debitamente informato, volesse comunque eseguirlo, tra i 50 e 70 anni.
Inoltre, una volta ritirati gli esami, è sempre importante mantenere la calma anche quando risultano valori asteriscati e alterati. Infatti, il dosaggio del PSA può risultare alterato per diversi motivi:
- patologie benigne della prostata
- insufficienza renale
- un’esplorazione rettale
- una recente attività sessuale
- uso di farmaci molto comuni
I valori fluttuano, inoltre, anche in base al peso corporeo, all’etnia e perfino in relazione alle stagioni dell’anno. Questo significa che un singolo riscontro di valori superiori alla media, non deve destare particolari preoccupazioni, anche perché non esiste una soglia di sicura positività. Il consiglio è quello di valutare i risultati assieme al proprio medico curante e allo specialista urologo, per leggere e interpretare correttamente il test.