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Ipertrofia prostatica benigna intervento chirurgico, risultati e conservazione dell’eiaculazione ambulatoriale

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Ipertrofia prostatica benigna intervento chirurgico, risultati e conservazione dell’eiaculazione ambulatoriale

L’Ipertrofia prostatica benigna è una patologia che colpisce moltissimi uomini, in età adulta ed avanzata, caratterizzata dalla proliferazione del tessuto prostatico. In altre parole, la ghiandola prostatica si ingrossa e aumenta di volume. Questo aumento è, molto spesso, fisiologico e naturale, dovuto a variazioni ormonali e all’azione di diversi fattori di crescita. Il problema però può portare a molte complicazioni, alcune delle quali complesse e persino dolorose. Esistono quindi diversi approcci per gestire e curare la malattia. Esiste infatti per l’ipertrofia prostatica benigna: intervento chirurgico, oppure trattamento farmacologico.

L’uno o l’altro criterio dipendono da una serie di fattori. Le strategie terapeutiche adottate per la gestione dell’IPB dipendono infatti dall’entità della condizione e dalla sintomatologia associata. Ad esempio, se la malattia non porta gravi conseguenze e può essere relativamente tollerata dal paziente, basta che venga giudiziosamente monitorata. Al contrario, se dovessero presentarsi delle difficoltà e delle complicazioni, allora è necessario ricorrere o al trattamento farmacologico, oppure  all’intervento chirurgico.

Ipertrofia prostatica benigna: intervento chirurgico o trattamento farmacologico

Come abbiamo visto in un precedente articolo: “Farmaci per Ipertrofia Prostatica: trattamento farmacologico e terapie mediche”, il trattamento farmacologico ha l’obiettivo di risolvere, o contenere, alcuni dei sintomi più doloroso e fastidiosi dell’IPB: sintomi minzionali ed ingrossamento della ghiandola stessa. È compito dello specialista stabilire la tipologia di farmaco da utilizzare, caso per caso, adottando diverse molecole e differenti tipi di associazione.

Brevemente ricordiamo che tra i vari farmaci per contrastare l’ipertrofia prostatica ci sono:

  • antagonisti alfa-adrenergici
  • Inibitori della 5-alfa-reduttasi
  • Inibitori della fosfodiesterasi 5 (PDE5i)
  • Trattamenti alternativi (fitoterapici)

Intervento Chirurgico

Quando la terapia farmacologica risulta inefficace, è tempo di ricorrere a quella chirurgica. In questo caso ci sono diverse possibilità e la scelta di un intervento piuttosto che un altro, dipende essenzialmente dalle dimensioni della ghiandola prostatica. Generalizzando è possibile dire che tanto più grande ed estesa è l’ipertrofia prostatica benigna, tanto più invasivo sarà l’intervento.

Tra gli interventi chirurgici maggiormente eseguiti troviamo:

  1. resenzione endoscopica transuterale (TURP)
  2. Adenonectomia

Il primo è meno invasivo rispetto al secondo perché si tratta di una pratica eseguita senza incisioni.

Come funziona l’intervento chirurgico

La resenzione endoscopica transuterale (TURP) è un’operazione chirurgica che ha lo scopo di ridurre le dimensioni della ghiandola prostatica, mediante la rimozione parziale della prostata. L’intervento è eseguito da un urologo, oppure da un andrologo interventista. L’operazione è eseguita senza incisioni, mediante un’endoscopia.

Dopo che il paziente è stato sedato, un particolare strumento, chiamato resettoscopio, è inserito all’interno del canale urinario, attraverso il pene. A questo punto il chirurgo procede alla ricerca e alla rimozione delle porzioni anomale della prostata. In altre parole la parte in eccesso della prostata è letteralmente “tagliata a fette”. Alla fine è eseguito un lavaggio con glicina e i frammenti prostatici sono rimossi totalmente.

Si tratta di una procedura comunque invasiva, anche se priva di incisioni esterne, che può arrivare a durare anche 90 minuti, a seconda delle caratteristiche della prostata.

Dopo l’intervento

A seguito dell’intervento è previsto un ricovero ospedaliero di almeno 2-3 giorni. In questo lasso di tempo il dottore deve monitorare i parametri vitali del paziente e seguire le prime tappe del recupero, che sono sempre le più delicate.

Per quanto riguarda invece l’intervento di adenonectomia è sicuramente molto più invasivo rispetto alla TURP. Di solito si ricorre a questo tipo di intervento quando le dimensioni della prostata sono diventate ormai estremamente eccessive. Si tratta sempre di asportare la parte ipertrofica, però stavolta mediante incisione cutanea, trans-vescicale o retropubica.

Risultati e complicazioni

Per quanto la TURP sia considerata una pratica alquanto soddisfacente in ottica di risultati, è anche vero che non è scevra di rischi e complicazioni. Tra queste ricordiamo:

  1. Eiaculazione retrograda
  2. Incontinenza urinaria
  3. Emorragie persistenti e copiose
  4. Stenosi uretrale
  5. Infezioni delle vie urinarie (cistiti, uretriti, ecc…)
  6. Ritenzione urinaria
  7. Impotenza (o disfunzione erettile)
  8. Sindrome da TURP
  9. Recidiva

Ipertrofia prostatica benigna intervento chirurgico

Alla luce di tutto questo, è d’uopo sottolineare che all’intervento chirurgico, nonché al trattamento farmacologico, esistono alcuni validi ed efficaci trattamenti alternativi:

  • Aquabeam
  • Rezum

Si tratta di soluzioni innovative, mini invasive, che portano a risultati durevoli e molto soddisfacenti, nella maggior parte dei casi. Entrambi i trattamenti hanno una durata minima (si parla di una manciata di minuti) e offrono una soluzione alternativa ai vari sintomi dell’IPB:

  • Non sono pratiche incisioni chirurgiche (il trattamento è mini invasivo)
  • I tempi di intervento sono minimi (solo una manciata di minuti)
  • Non è praticata alcuna anestesia totale
  • L’eiaculazione non è compromessa ed è salvaguardata, quindi la conservazione dell’eiaculazione ambulatoriale è preservata
  • la ripresa post operatoria è molto veloce
  • le funzioni sessuali sono preservate
  • i sintomi post operatori sono ridotti al minimo (in alcuni casi addirittura inesistenti)

Sicuramente si tratta di una strada da prendere in considerazione, assieme al proprio urologo.