Ipertrofia prostatica benigna e disfunzione erettile
In caso d’Ipertrofia Prostatica Benigna i rapporti sessuali non sono preclusi, in linea di massima, ai pazienti. È vero che l’IPB, nel corso del tempo, è in grado di provocare delle alterazioni dell’apparato urogenitale che, qualche volta, coinvolgono anche la facoltà di erezione. Nel 2003 lo studio Multinational Survey of the Aging Male (MSAM-7) ha messo in evidenza la correlazione tra: tra età, severità dei sintomi delle basse vie urinarie (LUTS) causati da ipertrofia prostatica e disfunzione erettile. Vediamo quindi di capire che legame c’è tra Ipertrofia prostatica benigna e disfunzione erettile.
Erezione del pene: come funziona
L’erezione del pene è un riflesso spinale. Affinché possa avvenire sono diversi gli elementi che devono interagire tra loro: vascolare, ormonale, nervosa, psicologica e genitourinaria. La forma più semplice e involontarie di erezione avviene grazie al sistema nervoso autonomo. Gli stimoli tattili dei meccanocettori del glande o di altre zone erogene, trasferiti ai centri di controllo spino-sacrali, sono elaborati e danno vita a eventi biochimici.
In altri casi, invece, l’erezione è stimolata da sollecitazioni erotiche di natura visiva, uditiva, olfattiva o psicologica. I segnali prodotti in seguito a queste stimolazioni, inviano degli impulsi ai centri spinali situati all’altezza tra le prima e la seconda vertebre superiore, producendo. Quando tutti questi impulsi si integrano tra loro, i centri di controllo spinale hanno reazione. Le efferenze simpatiche, normalmente responsabili della vasocostrizione delle arterie peniene e della flaccidità dell’organo sono inibite. Contestualmente le efferenze parasimpatiche sono stimolate in maniera opposta e fanno aumentare il flusso ematico al pene portando, di conseguenza, a un’erezione del membro.
Erezione pene
Durante l’attività parasimpatica aumenta la produzione di ossido nitrico (NO). Si tratta di un neurotrasmettitore sintetizzato a partire dall’arginina. L’NO fa aumentare il GMPc che dilata le arterie peniene e aumenta il volume dell’organo. Quando gli stimoli eccitatori vengono meno, il GMPc è degradato da un particolare enzima, il fosfodiesterasi.
All’interno del pene sono presenti dei corpi cavernosi, comparabili a delle spugne. Le pareti dei corpi cavernosi sono in grado di assorbire notevoli quantità di sangue, aumentando, di conseguenze, le proprie dimensioni. L’aumento di volume fa lievitare anche quello pressorio che blocca il reflusso venoso e intrappola il sangue all’interno dei corpi cavernosi.
Sotto i corpi cavernosi troviamo invece il corpo spongioso che accompagna l’uretra. Un corpo che si prolunga anteriormente a formare il glande. Il corpo spongioso è l’elemento che consente di non occludere l’uretra al momento dell’erezione perché esercita una pressione inferiore rispetto ai corpi cavernosi. Minor pressione esclude quindi l’occlusione dell’uretra che permette il passaggio dello sperma al momento dell’eiaculazione.
Ipertrofia prostatica benigna e disfunzione erettile
Veniamo adesso al legame tra Ipertrofia prostatica benigna e disfunzione erettile. Come accennato all’inizio dell’articolo, lo studio Multinational Survey of the Aging Male (MSAM-7) ha stabilito una correlazione tra età, severità dei sintomi delle basse vie urinarie (LUTS) causati da ipertrofia prostatica e disfunzione erettile. Ogni decade sembra aumentare il numero di uomini che presentano sintomi d’IPB e, di conseguenza, aumentano anche i casi di disfunzioni erettili.
Quindi, quale correlazione c’è tra Ipertrofia prostatica benigna e disfunzione erettile? In caso di IPB è dimostrata una ridotta produzione di ossido nitrico, vale a dire il neurotrasmettitore responsabile della corretta funzionalità dei vasi sanguigni e correlato all’erezione del pene. Inoltre l’IPB può causare un’alterazione del sistema nervoso simpatico che fa aumentare i fattori costrittivi responsabili delle disfunzioni erettili.
Ipertrofia prostatica benigna e disfunzione erettile e terapie efficaci
Come abbiamo visto in alcuni precedenti articoli, come ad esempio: “Tecnica Rezum: un trattamento innovativo contro l’IPB” oggi è comune e facile trattare l’ipertrofia prostatica e le conseguenti eventuali disfunzioni erettili. Tra i trattamenti migliori ricordiamo, ancora una volta, i procedimenti Rezum.
Una tecnica all’avanguardia basata sul potere e l’energia del vapore acqueo che riesce, a distanza di poche settimane (in genere 4-8), a far si che il tessuto adenomatoso si ritragga, mentre l’uretra si allarghi, migliorando sensibilmente la sintomatologia ostruttiva. Uno dei tanti benefici che il Rezum è in grado di garantire è la preservazione della funzione sessuale. Infatti, lnell’80% dei pazienti, l’eiaculazione non scompare e i soggetti non manifestano disturbi erettivi successivi alla procedura.