Tumore alla prostata metastasi: cos’è e cosa si può fare
Quando il tumore alla prostata si diffonde ad altre parti del corpo, si parla di tumore metastatico. Di norma il cancro prostatico rimane limitato alla ghiandola prostatica, cresce lentamente e non si diffonde ad altri tessuti e organi. Tuttavia esistono delle forme tumorali più gravi e aggressive che si possono diffondere velocemente su diversi livelli. Tumore alla prostata, metastasi e sintomatologia, possono avere effetti piuttosto incisivi sulla vita di un paziente. L’impatto sulla sopravvivenza varia molto, da caso a caso, anche se, nell’articolo: “Tumore alla prostata: aspettative di vita, dati e statistiche” abbiamo visto che la mortalità per tumore è in netto calo.
Tumore alla prostata: metastasi
Quando e se il tumore alla prosata si diffonde ad altre parti del corpo che si trovano lontano dalla ghiandola prostatica, si parla allora di tumore metastatico. La metastasi si crea quando le cellule tumorali si staccano dal tumore originario situato nella prostata e si diffondono nel resto del corpo. La diffusione avviene attraverso il flusso sanguigno o il sistema linfatico. Le cellule così trasportate vanno a formare un tumore secondario.
Il tumore alla prostata si caratterizza con quattro differenti stadi:
- I e II – il tumore è localizzato solo alla prostata e non si è diffuso al di fuori della ghiandola
- III – parzialmente diffuso, il tumore si è esteso solo agli organi vicini alla prostata
- IV – avanzato. Il cancro, in questo caso, si è diffuso anche ad altri organi più lontani, come i linfonodi, le ossa, il fegato, o i polmoni.
Per quanto possa essere difficile, anche il tumore alla prostata, metastasi e ciò che ne consegue, possono essere trattati specificatamente, per rallentare la progressione della patologia. Esistono, inoltre, dei farmaci adatti alla gestione della metastasi a livello osseo.
Tumore metastatico: tipologie
È possibile distinguere due diverse tipologie di tumore alla prostata metastatico.
Cancro della prostata metastatico sensibile agli ormoni (mHSPC) – questa tipologia di cancro si presenta quando il tumore si è diffuso oltre alla prostata e risponde alla terapia ormonale. Si tratta sempre di carcinoma prostatico metastatico ormone-sensibile, anche quando il paziente non ha ancora ricevuto la terapia ormonale. Infatti i livelli di ormoni sessuali maschili (come ad esempio il testosterone), possono essere ridotti per rallentare la crescita del cancro. Infatti, gli ormoni maschili, nutrono le cellule tumorali favorendone la crescita. Di conseguenza riducendone i livelli, con la terapia ormonale, se ne limita l’espansione.
Carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) – in questo caso il cancro alla prostata si è diffuso anche ad altri organi e non risponde ai trattamenti ormonali. In pratica, nonostante le terapie ormonali mirate ad abbassare i livelli di testosterone, il tumore continua a crescere. La progressione della malattia avviene anche dopo la castrazione medica o chirurgica.
Tumore alla prostata con metastasi: gli organi colpiti
La metastasi del cancro alla prostata aggredisce soprattutto i seguenti organi:
- Ossa
- Linfonodi
- Polmoni
- Fegato
Raramente, ma può comunque avvenire, la metastasi si espande a:
- Ghiandole Surrenali
- Cervello
- Mammella
- Occhi
- Reni
- Muscoli
- Pancreas
- Milza
- Ghiandole Salivari
Per individuare la metastasi di un tumore della prostata si utilizzano alcuni specifici esami:
- risonanza magnetica
- tomografia computerizzata (TC)
- scintigrafia ossea (che serve a individuare le metastasi ossee)
Tumore alla prostata con metastasi alle ossa
Le ossa sono le più colpite dalle metastasi del tumore prostatico. L’80% dei pazienti con
tumore alla prostata con metastasi alle ossa, presenta lesioni a livello scheletrico. Il 40% può avere anche fratture, compressione midollare e valori ematici di calcio molto alti.
Le terapie e i trattamenti in questo caso, servono a tenere sotto controllo il forte dolore e a cercare di prevenire complicanze ulteriori a livello scheletrico. I farmaci impiegati per questi trattamenti servono, ad esempio, a limitare l’indebolimento delle ossa. È il caso dei bifosfonati che impediscono il riassorbimento osseo.
In alcuni casi sono prescritti anche anticorpi monoclonali, che servono a ridurre eventuali complicanze a livello scheletrico. Oggi, numerose ricerche, stanno lavorando su promettenti molecole che potrebbero rivelarsi molto utili nella gestione delle metastasi ossee generate da tumori solidi, come quello prostatico.