Ipertrofia prostatica benigna: quando e come si sviluppa
L’ipertrofia prostatica benigna, conosciuta anche come IPB o BPH (benign prostatic hyperplasia) è l’adenoma prostatico. Si tratta di una patologia che interessa la ghiandola prostatica. In particolare è caratterizza l’ingrossamento della prostata, manifestandosi, sempre più spesso, dai 40 anni di età in su. È una malattia piuttosto comune e diffusa, che colpisce sempre più uomini, sia in Italia che nel mondo. È strettamente legata all’invecchiamento naturale che comporta diverse alterazioni ormonali, che causano l’ispessimento della ghiandola.
Cos’è la prostata e a cosa serve
Per capire cosa sia e come colpisce l’ipertrofia prostatica benigna, è necessario prima sapere cos’è e a cosa serve la prostata. Si tratta di una piccola ghiandola, dalle dimensioni normali di una castagna, situata proprio sotto alla vescica e la cui punta è rivolta verso il basso. Circonda parzialmente l’uretra, come una sorta di ciambella. È posizionata quindi in una zona particolarmente delicata e fa parte dell’apparato riproduttivo maschile.
È situata in corrispondenza del collo della vescica e, nella parte finale, si fonda con i condotti eiaculatori che l’attraversano. Per questo motivo l’ingrossamento dovuto all’ipertrofia prostatica benigna può avere delle serie conseguenze, sia sulla vescica e quindi sull’atto della minzione, che sull’eiaculazione, durante un rapporto sessuale.
Ipertrofia prostatica benigna: cos’è e come si manifesta
L’ingrossamento della ghiandola prostatica porta ad una graduale proliferazione del tessuto prostatico. Questo aumenta di volume e finisce per ingrossare e premere sugli organi circostanti, attanagliando in una stretta la ghiandola stessa.
L’ingrossamento fisiologico è solitamente del tutto benigno. Non si tratta quindi di un tumore. Quando la prostata si gonfia le sue dimensioni possono arrivare ad essere addirittura 2-3 volte quelle normali. È bene quindi non trascurarla perché a lungo andare può arrivare a diventare grossa quasi come un pompelmo.
L’invecchiamento naturale è quindi la principale causa che porta, in molti casi, all’ipertrofia prostatica benigna, ma non è l’unica. Familiarità, l’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete e l’inattività fisica, concorrono all’ingrossamento della prostata e a tutte le sue conseguenze.
I sintomi più comuni sono:
- difficoltà ad urinare
- percezione di stimolo continuo a minzioni diurne e notturne (pollachiuria e nicturia)
- difficoltà ad iniziare ad urinare
- minzione intermittente
- diminuzione della pressione del getto
- minzione lenta e dolorosa (stranguria)
- sensazione di incompleto svuotamento vescicale
- continuo sgocciolamento al termine della minzione
- gocce di sangue nelle urine (ematuria)
- gocce di sangue nel liquido seminale (emospermia)
- difficoltà nell’atto dell’erezione – disfunzioni erettili
- difficoltà nel mantenimento dell’erezione
I soggetti più a rischio
I soggetti maggiormente a rischio sono gli uomini over 40 e in particolare over 50.La patologia è sempre più presente e si aggrava a mano a mano che l’età avanza. I picchi massimi di influenza si riscontrano in un’età compresa tra i 70 e gli 80 anni. Una fascia di età che conta ben l’80% dei casi.
I soggetti che hanno riscontrato in famiglia precedenti casi di ipertrofia prostatica benigna, potrebbero presentare una predisposizione maggiore alla patologia. I pazienti che soffrono di obesità, sono un’altra categoria a rischio, così come quelli che accusano malattie cardiovascolari. Il diabete è un’altra patologia che molte volte può portare a generare o ad aggravare l’ingrossamento della prostata, anticipandone anche i tempi. Tra le altre cause che portano all’insorgere o all’inasprimento dell’IPB contiamo anche l’inattività fisica.
Cause e fattori di rischio
Il normale processo di invecchiamento accompagni l’IPB. Questo perché durante l’invecchiamento si affrontano delle modifiche all’assetto ormonale (andropausa). Con il passare degli anni, la ghiandola tende a modificare spontaneamente il proprio volume, a causa di squilibri ormonali tra ormoni androgeni ed estrogeni e a numerosi altri fattori di crescita.
Quando la ghiandola prostatica si ingrossa, schiaccia e restringe l’uretra e la ritenzione urinaria è responsabile dei problemi legati al corretto deflusso delle urine. Di conseguenza il paziente per urinare deve esercitare una notevole pressione per riuscire a svuotare la vescica.
Ai primi sintomi manifesti di questa patologia è consigliato rivolgersi immediatamente al proprio medico, urologo o andrologo che sia. Attraverso una visita mirata e opportune analisi, sarà possibile diagnosticare l’IPB in tempo e agire in via preventiva contro la patologia, in modo farmacologico, oppure chirurgico.