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Cateteri vescicali post operatori per tumore alla prostata

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Cateteri vescicali

Cateteri vescicali post operatori per tumore alla prostata

I cateteri vescicali transuretrali ricoprono un ruolo fondamentale dopo chirurgia prostatica, in particolare dopo prostatectomia radicale per carcinoma della prostata. Secondo uno studio pubblicato su European Urology nel 2019, quasi il 100% dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale riceve un catetere vescicale nel post-operatorio, con un tempo medio di gestione di 7-10 giorni.

I motivi principali per cui i cateteri sono ampiamente impiegati sono:

  • Evitare la ritenzione urinaria: nei primi 1-3 giorni dopo l’intervento l’edema della mucosa vescicale e la ridotta funzionalità dello sfintere riducono la capacità di accumulo e svuotamento della vescica.
  • Monitorare la diuresi: il flusso urinario in uscita dal catetere fornisce informazioni indirette sul volume residuo e sulla presenza di sanguinamento.
  • Supportare l’uretra prostatica: la resezione prostatica comporta la separazione chirurgica dell’uretra dalla prostata, pertanto nel post-operatorio il catetere fornisce supporto meccanico per evitare incontinenza.

Dopo circa 1 settimana, con la riduzione dell’edema e la progressiva ripresa della contrattilità vescicale, il catetere può essere rimosso in sicurezza. Tuttavia la sua gestione ottimale, con lavaggi, antibiotici e lubrificanti, rimane fondamentale per prevenire infezioni delle basse vie urinarie e calcoli vescicali.

I dati medici dimostrano chiaramente come l’impiego del catetere vescicale nel post-operatorio di prostatectomia radicale risulti cruciale per ridurre complicanze e ottenere i migliori risultati clinici.

Cateteri vescicali: cosa sono

I cateteri vescicali per via transuretrale rappresentano uno strumento indispensabile nella gestione post-operatoria dell’ipertrofia prostatica benigna e del tumore prostatico, specialmente dopo prostatectomia radicale. Questi cateteri, costituiti da un sottile tubicino flessibile in materiale siliconico o latex, sono inseriti nell’uretra e fatti passare attraverso la prostata fino ad arrivare nella vescica.

Il corretto posizionamento del catetere, controllato radiograficamente con mezzo di contrasto, consente di:

  1. Assicurare un adeguato drenaggio urinario della vescica durante le prime fasi post-operatorie in cui la funzionalità contrattile vescicale risulta ridotta.
  2. Monitorare la diuresi e individuare precocemente eventuali complicanze come emorragie ed eviscerazioni di tessuto prostatico.
  3. Ridurre la pressione vescicale a carico dell’uretra prostatica prevenendo ritenzioni urinarie e complicazioni infiammatorie.

Cateteri vescicali

La corretta gestione del catetere vescicale, compresa la somministrazione di antibiotici ed una accurate tecniche di igiene, è fondamentale per limitare le più comuni complicanze legate all’infezione delle basse vie urinarie e alla formazione di calcoli intravescicali. Il catetere vescicale è in genere rimosso dopo 7-10 giorni, quando la funzionalità muscolare vescicale ha raggiunto una sufficiente autoregolazione.

Cateterismo vescicale: quando è utilizzato

I cateteri vescicali transuretrali sono impiegati in urologia per diverse indicazioni post-operatorie. In particolare, dopo prostatectomia radicale per carcinoma prostatico, il catetere vescicale risulta indispensabile ai fini di:

  • Drenaggio urinario: la vescica tende a ritenersi nelle prime 48-72 ore dopo l’intervento per edema della mucosa e spasmo detrusorio. Il catetere evita ristagni orini che potrebbero infezioni.
  • Monitoraggio diuresi: il flusso orinario in uscita dal catetere permette di valutare in modo indiretto il volume residuo vescicale, rilevando eventuali cali di diuresi rapportabili a emorragie o lesioni.
  • Supporto dell’uretra prostatica: la resezione prostatica, separando l’uretra dalla prostata, determina una temporanea debolezza dello sfintere uretrale che può portare a incontinenza. Il catetere sostiene meccanicamente l’uretra nella fase iniziale.

Catetere urinario e possibili complicanze

Le complicanze più temibili legate ai cateteri vescicali a medio-lungo termine in urologia sono senza dubbio le infezioni sintomatiche delle basse vie urinarie. Le cistiti da catetere costituiscono infatti nel 30-50% dei casi di batteriuria diabetici e si associano spesso alla sindrome piogena. I pazienti possono presentare:

  • Disuria (bruciore durante la minzione)
  • Pollachiuria (minzione frequente)
  • Ematuria (presenza di sangue nelle urine)
  • Febbre e stato di malessere generale.

Il rischio di sviluppare cistiti aumenta con la permanenza prolungata del catetere, superando il 5% alla settimana. I batteri più comunemente isolati sono Enterobatteriaceae (E.coli,Klebsiella, Proteus) e Enterococchi.

Altre importanti complicanze sono la formazione di calcoli intravescicali, costituiti principalmente da struvite, che si sviluppano intorno al catetere per favorire la cristallizzazione di sali di magnesio e fosfato d’ammonio. Per ridurre queste possibili complicanze è fondamentale la corretta igiene del catetere tramite lavaggi con soluzioni antibatteriche e talvolta la somministrazione profilattica di antibiotici selettivi per via enterica o intravescicale. In alcuni casi si impiegano anche lubrificanti idrofilici. L’obiettivo è sempre quello di rimuovere il catetere il più presto possibile, non oltre i 7-10 giorni in caso di prostatectomia radicale.